L’analisi della Bellezza
Nel 1745 il pittore inglese William Hogarth pubblica nel frontespizio di una raccolta di incisioni un autoritratto e in basso vi pone una tavolozza con sopra disegnata una linea, definita in modo icastico La Linea della Bellezza e della Grazia. E’ una provocazione che suscita grandi discussioni nell’ambiente artistico dell’epoca. Per stroncare gli oppositori e convincere i dubbiosi Hogarth nel 1753 pubblica L’analisi della Bellezza - Scritta con l’intenzione di fissare le fluttuanti idee del Gusto (L’edizione esaminata è quella italiana a cura di C. Maria Laudando, presentazione di Laura Di Michele, Palermo, Aesthetica Edizioni, 1999. Citazioni p. 45, 51). La linea della bellezza viene inserita in una piramide, quale elemento principale di un sistema fondato su di un’idea molto particolare: alla staticità simmetrica dei conformisti, imitatori e copisti dell’arte antica, si contrappongono le tensioni dialettiche del movimento e dell’eleganza curvilinea. Dopo una prefazione esplicativa sulla materia in questione, Hogarth nell’introduzione dichiara: "Presento ora al pubblico un piccolo saggio, accompagnato da due tavole illustrative, in cui mi sforzerò di mostrare quali siano i principi in natura per cui siamo portati a chiamare le forme di alcuni corpi belle, quelle di altri brutte... E non ho dubbi che anche le tavole saranno esaminate con altrettanta cura, quando ci si renderà conto che questo saggio ne discute una per una quasi tutte le figure (per quanto eccentriche possano sembrare le loro disposizioni)" e conclude "Procederò a considerare i principi fondamentali, che, secondo quanto si riconosce generalmente, conferiscono eleganza e bellezza, qualora debitamente combinati insieme, a qualunque tipo di composizione, e a spiegare ai miei lettori la forza specifica di ciascuno di essi, in quelle composizioni naturali e artistiche che sembrano riuscire in più alto grado belle e intriganti per l’occhio e conferire quella grazia e quella bellezza che sono l’oggetto della presente ricerca. Questi principi sono la convenienza, la varietà, l’uniformità, la semplicità, l’intrico e la grandezza, i quali tutti concorrono alla produzione della bellezza, correggendosi e moderandosi vicendevolmente a seconda dei casi".
Nel 1745 il pittore inglese William Hogarth pubblica nel frontespizio di una raccolta di incisioni un autoritratto e in basso vi pone una tavolozza con sopra disegnata una linea, definita in modo icastico La Linea della Bellezza e della Grazia. E’ una provocazione che suscita grandi discussioni nell’ambiente artistico dell’epoca. Per stroncare gli oppositori e convincere i dubbiosi Hogarth nel 1753 pubblica L’analisi della Bellezza - Scritta con l’intenzione di fissare le fluttuanti idee del Gusto (L’edizione esaminata è quella italiana a cura di C. Maria Laudando, presentazione di Laura Di Michele, Palermo, Aesthetica Edizioni, 1999. Citazioni p. 45, 51). La linea della bellezza viene inserita in una piramide, quale elemento principale di un sistema fondato su di un’idea molto particolare: alla staticità simmetrica dei conformisti, imitatori e copisti dell’arte antica, si contrappongono le tensioni dialettiche del movimento e dell’eleganza curvilinea. Dopo una prefazione esplicativa sulla materia in questione, Hogarth nell’introduzione dichiara: "Presento ora al pubblico un piccolo saggio, accompagnato da due tavole illustrative, in cui mi sforzerò di mostrare quali siano i principi in natura per cui siamo portati a chiamare le forme di alcuni corpi belle, quelle di altri brutte... E non ho dubbi che anche le tavole saranno esaminate con altrettanta cura, quando ci si renderà conto che questo saggio ne discute una per una quasi tutte le figure (per quanto eccentriche possano sembrare le loro disposizioni)" e conclude "Procederò a considerare i principi fondamentali, che, secondo quanto si riconosce generalmente, conferiscono eleganza e bellezza, qualora debitamente combinati insieme, a qualunque tipo di composizione, e a spiegare ai miei lettori la forza specifica di ciascuno di essi, in quelle composizioni naturali e artistiche che sembrano riuscire in più alto grado belle e intriganti per l’occhio e conferire quella grazia e quella bellezza che sono l’oggetto della presente ricerca. Questi principi sono la convenienza, la varietà, l’uniformità, la semplicità, l’intrico e la grandezza, i quali tutti concorrono alla produzione della bellezza, correggendosi e moderandosi vicendevolmente a seconda dei casi".
Hogarth squaderna diligentemente questi basilari principi nella prima parte della sua analisi e, nella seconda, disserta delle linee; di quali parti e in che modo si compongono le forme belle; della composizione con la linea ondeggiante; della composizione con la linea serpentina; della proporzione; della luce e dell’ombra e di come esse rivelino gli oggetti allo sguardo; della composizione relativamente alla luce, all’ombra e ai colori; del dar colore; del volto; delle pose; dell’azione.
Non entreremo più di tanto nei dettagli di questo stupefacente libro. Un manuale - a forma di intrico - per imparare a vedere la bellezza ovunque essa si presenti. Un bagaglio di intelligenti e curiose trovate per guidare il lettore attraverso una ricerca quasi fenomenologica sulla percezione e sulla visione della realtà. Di rimando in rimando verso le due tavole esemplificative, William Hogarth, con regole in prima istanza semplici e chiare, ci delinea tutti gli aspetti teorici della sua analisi sulla bellezza: scuote le polverose accademiche certezze e apre il suo fare estetico al fluire disordinato e vitale della vita londinese del suo tempo, ampliando le proprie norme alle nuove esigenze della borghesia.
Non entreremo più di tanto nei dettagli di questo stupefacente libro. Un manuale - a forma di intrico - per imparare a vedere la bellezza ovunque essa si presenti. Un bagaglio di intelligenti e curiose trovate per guidare il lettore attraverso una ricerca quasi fenomenologica sulla percezione e sulla visione della realtà. Di rimando in rimando verso le due tavole esemplificative, William Hogarth, con regole in prima istanza semplici e chiare, ci delinea tutti gli aspetti teorici della sua analisi sulla bellezza: scuote le polverose accademiche certezze e apre il suo fare estetico al fluire disordinato e vitale della vita londinese del suo tempo, ampliando le proprie norme alle nuove esigenze della borghesia.