IL MOSAICO ANTROPOLOGICO

Il mosaico antropologico
- Straordinario il mosaico antropologico che si è venuto a disvelare sin dall’inizio della mia “avventura” etnodemologica. Un mosaico che già era in composizione, tessera dopo tessera, con l’attenzione verso i Beni Culturali della Puglia (in particolare verso i Beni Architettonici ed Artistici) poi il trasferimento in Calabria ha aggiunto la possibilità di “inventare” un vero strutturato mosaico antropologico.
- È bastevole pensare che mi sono trovato spesso nella condizione di poter riprendere a pochi chilometri di distanza tradizioni popolari con caratteristiche completamente diverse e riscontrabili solo ed esclusivamente in quel sito, con quasi un’ostinazione a perpetuare aspetti minimi, non rilevanti ma facenti parte di una comunità “chiusa”(non con accezione deteriore) nella salvaguardia della propria tradizione e identità.
- La tradizione è un concetto “ballerino”, si uniforma a tante variabili e il mosaico che stiamo componendo nell’Istituto IRAMIC è datato, nel senso che ogni tessera testimonia delle riprese eseguite in un tempo determinato. Abbiamo più tessere dello stesso soggetto, riprese eseguite in anni diversi e, in questa fase compositiva, non siamo interessati a considerazioni circa il valore o il mutamento della tradizione.
- Siamo interessati ora a completare questo “particolare” mosaico, mancano molte tessere e ci sono rischi possibili (alcuni già vissuti in prima persona): visitare un sito e, scoprire che quegli aspetti identificativi di quella comunità sono stati cancellati dall’esplosione invasiva e uniformatrice della “modernità”, è un’esperienza desolante. La festa di San Giovanni Battista non si fa più come una volta - dice il sagrestano e comunica dettagli, storie di particolari riti devozionali dedicati al Santo e così via.
- Possibile simile “sorpresa” riguarda anche tradizioni popolari non religiose e i modi del cambiamento sono identici, per cui importante è “fare presto” per conservare memoria storica prima che una “cementificazione” seppellisca quegli irripetibili elementi identificativi.    
- Negli archivi di IRAMIC abbiamo anche tessere antropologiche che riguardano luoghi ormai abbandonati (terremoti, dissesti, etc.), collezioni private di oggetti d’arte, rituali di integrazione uomo-natura, etc. Seguendo la considerazione  che un mosaico (a maggior ragione quando si tratta di un mosaico “diverso”) può presentare tessere di vetro e altri materiali, metto in atto una divagazione rivelatrice  di tecniche musive, i miei mosaici (a mandala e non) mostrano in forma di tessere (dimensioni varie) materiali eterogenei, metalli, tessuti, polveri, legni, leganti, etc.
- Tornando ai giacimenti del mosaico antropologico IRAMIC, in senso stretto, questo è composto da tessere che mostrano una doppia natura, materica e immateriale.
- Sono costituite da materia solida, non modificabile se non alterando la natura stessa della tessera (questa è la datazione delle riprese). Abbiamo negli archivi, ad esempio, delle riprese effettuate in alcuni cimiteri sotterranei, in chiese e conventi, e il mosaico che ne deriva è un mosaico indeformabile, potrei affermare eterno, fatto di graniti, rocce, vetri rugosi e spessi, una volta composto non si può fare altro che conservarlo.
- Sono anche costituite da elementi immateriali, possibilmente modificabili, alterando la natura delle tessere che, proprio per questa loro costituzione, sono labili, facilmente vanno a disfarsi. Ad esempio, riprendo oggi per l’ultima volta un rito che si tramanda da tempo, lo ritrovo domani alterato anche per un aspetto quasi insignificante, quindi sono costretto a doverlo riprendere nuovamente o indicizzarlo in archivio così com’è.